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venerdì 12 ottobre 2007

Gino Schiantini - Marco Beccari



Questa è un'email ricevuta dal mio grande Amico Gino Schiantini - Marco Beccari. Il binomeno (bell'aggettivo no?) qui presente è un grande armonicista e convisse con noi questa grande avventura al concerto di Otocec in Slovenia nel 2002. Cosa dire...una grandissima emozione. Ecco a Voi Gino Schiantini in tutto il suo splendore:

Equilibrio, affetto, collaborazione e forza: non si trova che di rado un
gruppo di persone che riesca a lavorare insieme e a non scontrarsi mai, a
divertirsi e a sentire la vita che scorre, come la Famiglia Snifferson.
Scoppiati di razza, maledetti da questa era che spacciandosi per epoca
che guarda al futuro è invece un periodo di frenetico tentativo di
conservazione dei marchingegni di potere che ci tengono legati a una
gogna morale ed economica, nient'altro che un ologramma mal costruito a
sostituire quella necessità (che gli antichi chiamavano ANANKE) di
correre insieme al girotondo della natura contro il quale abbiamo eretto
la nostra bella Babele tecnologica.
Redention songs, niente di più e niente di meno può uscire dalle mani
della S.F., tipi che si svegliano la mattina (assolutamente
rincoglioniti) e che respirano il NATURAL MISTIC BLOWING che c'è
nell'aria.
E la gente (perchè è la gente che fa la storia) lo sente questo, una
mandria di svaccati rockettari slavi che si disperde nello scenario
modello Woodstock creato nel parco di Otocec, non resta affatto
impassibile quando finalmente, dopo due giorni di attesa, succede
davvero qualcosa. Quattro soli pezzi, venticinque minuti tirati compreso
il brevissimo check iniziale, non possono bastare a far capire al
popolo tutto quel complesso messaggio che diamo fuori a piene mani ma
non si può negare che un fremito di vita sia passato prepotente in mezzo
a quei corpi assonnati e pieni di birra che sudavano per un sole serale
caldissimo e psicoattivo.
Forse però sono stati i Macedoni che ci hanno dato il miglior ricordo di
questa festa, un gruppo di veri negri europei, scurissimi e con gli
occhi rossi da tori, che suonavano tutti i più strani tipi di trombe,
trombette, corni e cornette ammaccati, ossidati e rappezzati col nastro
adesivo. Non erano tra i gruppi che partecipavano al concorso nè tra gli
ospiti il cui spettacolo chiudeva la giornata musicale, non riesco a
capire in che veste, loro stavano nella zona riservata allo staff e ai
gruppi; a ondate successive esplodevano improvvisamente nella loro
musica balcanico-zigana, tutta roba con tempi e ritmi stranissimi sette
ottavi, cinque quarti, undici ottavi e altre indecifrabili figure ritmiche tipicamente
sempre dispari, con una grancassa che teneva insieme tutti e un rullante
tipo tamburo militare che metteva il guizzo nella spina (leggi scuoteva Kundalini). Questi, tra i banchi del tendone della birreria da campo,
non so grazie a quale sesto senso da musicista girovago incallito, ci
hanno individuato subito e dopo pochissimo ci hanno circondato e hanno
lasciato che il loro concerto partisse mettendoci nel centro del loro
cerchio. Intorno la gente si scatenava; c'erano donne che ballavano
dimenando i fianchi furibonde per la bellezza della musica ed eccitate
dal cappello da cowboy di Edo che faceva da fulcro catalizzatore e da
faro, musicisti ubriachi fradici che resuscitavano miracolosamente dal
loro coma etilico per rivivere nella pazzia della musica che non ha
confini nè padroni che questa banda di baluba riusciva a fare. Intorno,
la festa più grande pareva concentrarsi tutta lì. Sembravano esserci
mille fili che convergessero su quel punto, passando per le teste
arruffare degli ubriachi che si scatenavano, passando per le baccanti
che ballavano intorno al gruppo, passando per le facce scure e le grosse
labbra dei musicisti macedoni che sorridevano e soffrivano l'intensità
della musica con i loro occhi gioiosi di una gioia che ha la consistenza
della terra scura e vitale che li ha generati; tutti uguali e tutti
diversi, dal ragazzino diciottenne che era il vero talento del gruppo al
vecchio, canuto capobanda con il suo sorriso insondabile. Al centro di
tutto questo eccoti la Snifferson Family che sa benissimo cosa fare e
cosa essere se non proprio esattamente il perchè della sua presenza
proprio quì, proprio adesso. Risultato? Energia direbbe qualche fanatico
della newage, a me il nome può stare anche bene perchè è
comprensibilissimo ma in realtà non mi interessa affatto come si chiama,
mi basta che permei la nostra vita e illumini il nostro cammino.

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