Incessante, come una spada lunghissima, mi trafiggi il cervello facendo il rumore del metallo antico. Lo specchio della tua lama riflette le facce del mondo, un treno con le facce sporgenti dal finestrino, sovraffollato, infinitamente sovraffollato, tanto da farmi impazzire. Le urla, i gesti, sembra salutino, invece vogliono uscire da una bottiglia ermeticamente chiusa, senz'aria né vita, né morte, dall'inesistenza. Vorrei salvarli, ma non ce la faccio, sono troppi tutti insieme, a volte sono tanti da dover salvare me stesso, dovrebbe essere così quello che sento, è così quello che sento.
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giovedì 19 giugno 2008
Il pendolo di Ghuanà
Incessante, come una spada lunghissima, mi trafiggi il cervello facendo il rumore del metallo antico. Lo specchio della tua lama riflette le facce del mondo, un treno con le facce sporgenti dal finestrino, sovraffollato, infinitamente sovraffollato, tanto da farmi impazzire. Le urla, i gesti, sembra salutino, invece vogliono uscire da una bottiglia ermeticamente chiusa, senz'aria né vita, né morte, dall'inesistenza. Vorrei salvarli, ma non ce la faccio, sono troppi tutti insieme, a volte sono tanti da dover salvare me stesso, dovrebbe essere così quello che sento, è così quello che sento.
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